Domenico Santoro

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Non l’ho chiamata passione fino a che ho capito che era parte di me quel piacere unico e nascosto che racchiude un buon bicchiere di vino.
Passione che si è insinuata dentro me prima ancora che lo sapessi da ragazzo, nelle prime mescite di vino a fianco di mio padre.

Ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor de i vini l’anime a rallegrar.

Carducci

Il buon vino artigianale.

Il miglior vino artigianale italiano, selezionato per te, non troverai di meglio da nessuna parte in Lussemburgo.

La mia passione

La bellezza di condividere emozioni.

Mi chiamo Domenico, amo le cose semplici ma fatte bene. Penso che un bicchiere di vino è passione e una passione non è vera se non è condivisa. Se dovessi trovare una definizione per descrivere il tipo di vino che ho scelto di promuovere sarebbe proprio in queste semplici parole: “il buon vino”.

La mia storia

Mi chiamo Domenico, e sono nato e cresciuto in Italia.
Credo sia proprio nelle mie origini lucane che bisogna rintracciare quello che è un po’ anche il mio modo di essere così simile al vino: sincero e vivace. Amo le cose semplici ma fatte bene.
Nel cibo, come nella vita.
Sono cresciuto in una famiglia che mi ha dato l’esempio per vivere in piena onestà, un nucleo in cui il lavoro è sempre stato soddisfazione ma anche sacrificio.
Ecco, su questi principi ho pensato alla necessità di far conoscere anche ad altri la mia passione cresciuta nel tempo.
Poi i miei anni in Toscana sono diventati rivelatori.
Qui ho avuto modo di assaggiare vini d’eccellenza esportati in tutto il mondo ma soprattutto ho avuto modo di visitare e toccare con mano quella terra dove le vigne sono lavoro, sacrificio, attenzioni ma soprattutto vita.
Poi Milano, infine Lussemburgo dove vivo oggi con mia moglie e mio figlio. A lui, devo quello sguardo ancora sincero e stupito, come quando stappando una bottiglia aspetto che il vino si tuffi nel bicchiere. E allora, prima del gusto, esplode un odore tutto da assaporare.
Appena posso evadere dal mio lavoro mi rifugio in terre come Puglia, Piemonte, Umbria e ancora Sicilia, Abruzzo, Marche e chiaramente la Toscana. Posti dove si può riscoprire il piacere di gustare direttamente nelle cantine un buon bicchiere di vino.
Posti dove chi coltiva i vigneti conosce il prodotto a cui dà vita come un figlio.
Lo Accudisce giorno per giorno accompagnandolo in ogni fase con estrema devozione.
Questo è il segreto di una delle più antiche arti della condivisione. Conoscere, essere curiosi e soprattutto sapere apprezzare i vini, quelli della vera eccellenza.
Figli di una filiera ricercata.

Grande è la fortuna di colui che possiede una buona bottiglia, un buon libro, un buon amico. (Molière)

Una bottiglia di vino implica la condivisione; non ho mai incontrato un amante del vino che fosse egoista.
(Clifton Fadiman)

Il valore aggiunto di questa attività è nella ricerca di quei coltivatori artigianali, che in quanto tali considerano ancora la produzione di vino come qualcosa di non
automatizzato, di quelle cantine che vogliono dar vita a un vino “diverso”, vignaioli che si prendono cura del loro prodotto come fosse una creatura speciale.
Potete immaginarlo semplicemente come un viaggio, una crescita dettata esclusivamente dal rispetto delle origini, che tenga conto delle caratteristiche del
luogo in cui la vigna nasce nel rispetto delle condizioni naturali del suo terreno, che tenga conto del clima e che tenga conto poi di tante cure e tanto amore. Quell’amore che esiste nelle famiglie, amore dei padri verso i figli e poi verso i nipoti, amore che
dà vita ad un prodotto vero e genuino. Forse non perfetto, come imperfetti a volte sono i figli, ma proprio per questo unici e insostituibili.
Ogni singola bottiglia tappata sarà unica nel suo gusto, non si potrà assicurare uno standard ma è proprio lì il segreto di questo lavoro così selezionato.
Tutti principi che sono sinonimo di qualità, genuinità e soprattutto che tutelano la salute del consumatore e del produttore, rispettando e salvaguardando l’ambiente.
Speciale lo è il vino artigianale perché è un vino privato di ogni trattamento, ma bisognoso di più cure e attenzioni del consueto. Questo vuol dire che la vite è coltivata nel suo habitat, con le erbe spontanee che le crescono intorno, con una biodiversità sviluppata.

La scelta di andare a puntare la mia lente d’ingrandimento sulle piccole cantine nasce intanto da queste convinzioni e poi dalla volontà di volere dare credito a quelle scommesse nate come per caso attorno ad una tavola.
Di chi ha coltivato il suo sogno, di chi ci mette la fatica e la buona volontà, di chi con la terra sceglie di stringere legami indissolubili. Di chi quella terra e quella vigna, la coltiva e la rispetta. Di quei viticoltori appassionati che non sono semplicemente dei produttori di vino ma dei veri maestri di autenticità. Il loro sapere traspare nei loro vini. Io per primo ne sono rimasto affascinato quando ho avuto modo di conoscerli personalmente e di bere il loro vino.
Apprezzo chi ha scelto di seguire questa strada pur non essendo quella più semplice,
apprezzo chi insieme a me e ai consumatori, sceglie di saldare il debito con la terra
restituendola così come ci è stata donata. È da questo tipo di terra, da questo tipo di
vigna, da questo tipo di lavoro infinito che nasce un vino sano, un vino autentico, un
vino che sarà sincero col suo produttore tanto quanto con il suo consumatore.
Credo sia questo il connubio perfetto per la nascita del vino, quello buono che non delude.
Ecco, se dovessi trovare una definizione per descrivere il tipo di vino che ho scelto di promuovere sarebbe proprio in queste semplici parole: “il buon vino”.

"La vita è troppo breve per bere vini industriali."

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Domenico Santoro

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